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Le nuove frontiere del tessuto

La società HORO, che ha esordito recentemente con l’omonimo brand HORO, ha come obiettivo, fra gli altri, quello di inserire l’utilizzo di nuove tecnologie nella moda. Con il brevetto internazionale dell’unico isotipo stabile dell’oro, ha creato un nuovo tessuto, riuscendo a fondere l’oro a 24 carati con il tessuto. Ne è nato qualcosa di veramente nuovo e prezioso, ma nello stesso tempo tecnologico e quindi estremamente duttile, adatto ad interpretare stili diversi e declinabile anche con altri metalli preziosi, come il platino, oltre all’oro rosa e bianco.

Un incontro con le fibre pregiate, testato e verificato, che si apre ad un’infinita possibilità di colori, dalle monocromie al ton sur ton, dalle stampe agli jaquard e ad una altrettanto infinita interpretazione di stili, dall’haute couture allo street style. Una sorta di rivoluzione dorata che non si è spenta nello spazio di una stagione, ma che ora è disponibile sul mercato, con tutto il suo incredibile potenziale creativo.

L’AZIENDA

Fondata nel 2016, la società HORO, di cui Stefano Maccagnani è presidente e fondatore, fa capo alla holding E.O.S. S.p.A., un gruppo industriale che opera in diversi settori fra cui l’automotive, la biomedica, la meccanica e l’elettronica.

Nata per seguire il settore moda, ha debuttato con HORO, un brand dall’approccio rivoluzionario che applica alla creazione e alla realizzazione della collezione materiali e discipline mai convenzionali, secondo una logica interdisciplinare.

Il debutto è stato dorato: una collezione caratterizzata da tessuti che, attraverso un metodo brevettato, hanno fuso l’oro 24 carati con le fibre preziose. Una soluzione declinabile anche ad altri metalli preziosi come il platino che ha ispirato il nome e che ha aperto nuovi orizzonti soprattutto se inserita in una visione d’insieme di totale ricerca. Un nuovo lusso che usa strumenti tecnologici, che sperimenta, che alla macchina per cucire sostituisce gli ultrasuoni.

HORO ha sede a Roma, con laboratorio creativo e atelier nella capitale.

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STEFANO MACCAGNANI
Più che un imprenditore un inventore 

Stefano Maccagnani è interessato soprattutto al nuovo, a quello che ancora non c’è, a concretizzare un’esigenza, a materializzare un bisogno, a intuire il prodotto che verrà. È il progetto a muoverlo, l’incubazione di un’idea, e poi il suo progressivo svilupparsi, definirsi, fino a diventare qualcosa di realmente concreto. Per farlo, attraversa campi diversi senza pregiudizi, senza preconcetti, guidato dal suo intuito e supportato da un team di persone che condividono da anni lo stesso modo di procedere, lo stesso metodo interdisciplinare. Autorevoli professionisti, ingegneri, informatici, progettisti, che hanno deciso di abbandonare la certezza del consueto, del già fatto, dell’esistente per spingersi oltre il confine usuale che riguardi un prodotto, una tecnologia, un materiale. Non dare mai nulla di scontato e spronare l’immaginazione per poi studiarne la soluzione, insieme, in una dimensione di affiatamento messa a punto dagli anni e dai tanti progetti conclusi in squadra. 

Nato a Torino ma adottato da Roma, inizia qui la sua vita professionale nel campo finanziario e dell’industria elettronica, aprendosi anche ad esperienze internazionali, dalla difesa alla meccanica. Nel 2002 concretizza il suo concetto di innovazione interdisciplinare fondando la E.O.S. S.p.A., holding che riunisce una serie di società che operano in settori diversi: meccanico, elettronico, automotive e biomedicale. Fra gli altri, realizza un progetto per la costruzione dell’auto elettrica fino ad arrivare al prototipo e alla messa a punto di una scocca, possibile partenza di vari modelli. A muoverlo, la curiosità intuitiva, l’entusiasmo, la voglia di inventare e l’impegno verso la ricerca orientata allo sviluppo di nuovi business. “Lo stimolo è tanto più forte quando c’è la parte emotiva, nulla spinge di più del fattore umano”. E da qui la collaborazione con l’Università di Camerino, da cui ha ricevuto la laurea ad honorem, con l’Università di Bologna, con il Diae (Ingegneria Astronautica, Elettrica ed Energetica) de La Sapienza di Roma. 

Nel settore biomedicale uno dei traguardi più ambiziosi raggiunti: l’esoscheletro Phoenix, protesi motorizzate che consentono ai paraplegici di muoversi in autonomia, ma anche di sostenere parti del corpo impegnate in lavori pesanti. E sempre con l’Università di Camerino è partito il progetto Limix, spin-off per affrontare i problemi delle persone audiolese, di cui il primo risultato è un guanto ‘Talking Hands’ che permette, attraverso un sistema sofisticato, di dare voce ai segni. Nel 2016 la sua curiosità coinvolge anche la moda con il lancio di HORO a cui faranno capo progetti con la stessa anima rivoluzionaria e con lo stesso approccio inedito. Con il debutto di HORO nasce una nuova signature: l’oro 24 carati e i metalli preziosi vengono fusi con il tessuto, attraverso un brevetto registrato a livello internazionale. Un luxury-tech che supera l’approccio convenzionale e sostituisce la macchina per cucire con gli ultrasuoni, primo capitolo di una nuova storia: la Technology Couture. 

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